All’Onda il Palio di Provenzano 2012

Ciao a tutti! Anche quest’anno vi abbiamo informato in tempo reale sulle prove e sulla Carriera, con commenti e risposte ai vostri messaggi. Trovate tutti i nostri articoli sul Palio di luglio qui su Wikinews, che ci ospita da tempo.
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Verso il 2 luglio, il secondo giorno

La seconda prova

La terza prova


Le notizie da La Nazione di oggi:

     LA PRIMA PROVA
Vince il Nicchio, Fedora prova lo spunto Ma la partenza sprint è di Lampante
E’ STATO salutato da un tripudio di fazzoletti azzurri
dei cittini l’uscita di Trecciolino su Istriceddu per la prima prova. Che ha vinto dopo aver provato ripetutamente il cavallo — Casato e San Martino — come non si era soliti veder fare a Bruschelli. L’altro grande protagonista è stato Voglia su Fedora che ha confermato qualche problema di gestibilità fra i canapi. Bruciante — questo l’altro spunto — la partenza di Vittorio su Lampante nella Giraffa, bene al via anche Siri su Leo Lui (Torre). Nell’entrone, prima della prova, il sindaco ha premiato Ido Fantini, storico maniscalco.

di LAURA VALDESI
OCCHIALI SCURI, aria rilassata. Al suo fianco Annarita, elegantissima in bianco. E poi Enrico che ascolta e impara da papà Trecciolino mentre, guardati a vista dal Nicchio, attendono davanti alla Cappella di salire in palco per la prova. Si unisce al gruppo il cugino di Bruschelli jr, che è a «studiare» da fantino a Pisa. Ore 8.30 del 29: per Trecciolino è il momento della verità. «Dipende da Mario — se indosserò il giubbetto — ci aveva detto — e dalla valutazione che si farà insieme sul cavallo e lui prenderà la decisione migliore. Se ritiene di andare avanti fino in fondo, dal momento che ho preso un impegno con lui va bene così, anche magari con cavalli più mediocri. Se strategicamente per il Nicchio è meglio fare una scelta diversa, a deciderlo, sarà Mario».
Ti farà un po’ effetto?
«Penso di no, poi uno è nato qui certe cose le sente e le capisce. Normale. Però dal momento che ho preso questa decisione, due anni fa, l’impatto è ormai superato».
Come ti sei trovato?
«Bene. Anche perché non ho fatto il passaggio con un capitano nuovo che non conoscevo. Era già un po’ di tempo che ci si confrontava, proprio anche gli alti e bassi che ci sono stati sono serviti a rafforzare il rispetto che poi c’è in maniera reciproca».
Il Nicchio e Trecciolino sono molto impegnati.
«Ma è normale. Perché c’è l’aspettativa di due anni, poi non è uscita la nemica. Da quando ho preso l’impegno due anni fa l’ho sentito, indipendentemente dall’esterno. E un impegno che porto dentro di me, una cosa personale».
Adesso siamo arrivati.
«Poi sono sereno. Mi piace essere arrivato a portare in fondo un progetto e un impegno».
Già fuori, Fedora e Istriceddu?
«L’unico da togliere è Già, gli altri sarebbe inventarsi cose… Uno deve leggere le prestazioni».
Bartoletti non si definisce anti-Bruschelli.
«Non credo che ci siano rivali personali, ma nella corsa. I miei colleghi hanno voglia di vincere, io idem. Credo che sia normale, non è che uno vince per far perdere me ma per se stesso».
Debuttanti?
«Siri o Chessa. Dipende da dove vanno i cavalli».
Fino a quando prosegue Trecciolino a fare il fantino?
«Continuo fino a che testa e fisico mi danno l’opportunità di farlo».
Ci sono tanti squalificati.
«Hanno lasciato me, Giuseppe e Jonatan soli con un gruppo di colleghi che devono fare bene, perchè altrimenti ad agosto sarà dura confermare il posto. Gli auguro di fare un bel Palio, però bellino e non bellissimo. Vincere no perché vorrei riuscirci io».
Intanto Trecciolino si è goduto ieri l’abbraccio della Pania, dove si è gustato un gelato intorno alle 17 salutando tutti, come fosse uno di loro. Ogni contradaiolo voleva offrirgli da bere ma lui ha declinato l’invito. Con un sorriso. Quello di chi sa che può regalare il sogno a un popolo.

Istriceddu diventa il sigillo tra i Pispini
Giochi fatti dopo un’ora dall’assegnazione. Per ultima la Torre: sarà il debutto di Siri
di KATIUSCIA VASELLI
POCO PRIMA delle 15 è già tutto chiuso. O quasi. Manca solo la Torre a chiudere il cerchio delle dieci accoppiate al canape. La conferma definitiva arriva alle 15.30. E forse è l’unica notizia che ci lascia un po’ a riflettere.
In un’ora, poco più si sono fatti i giochi in un Palio che comincia a far trasparire il ricamo perfetto della strategia: mancava il merletto, l’ha messo la sorte.
Così, come avevamo preannunciato ieri nell’ipotesi delle monte, finalmente è ufficiale: quel lungo applauso liberatorio che ha accompagnato l’assegnazione di Istriceddu al Nicchio, ha sigillato il connubio con Trecciolino e il blu dei Pispini.
DI LÌ È UN SUSSEGUIRSI di notizie che sono subito conferme: Vittorio arriva, accompagnato dalla Lupa, nella Giraffa. L’ipotesi era forte nell’aria e l’arrivo di Lampante in via delle Vergini crea un’accoppiata perfetta, sulla carta.
Su Elimia, nel Bruco, arriva Lo Zedde, anche in questo caso cavallo e fantino non hanno bisogno di fare conoscenza. E questo è di certo un punto a favore.
Nel Drago, non c’era da scoprire niente: capitan Toti aveva dichiarato che avrebbe montato il «suo» Girolamo su tutti i cavalli, quindi su Insomma ci sarà il giovane Alessio Migheli.
SULL’UNICO ESORDIENTE del lotto, Giostreddu — cavallo che arriva al debutto con ottime credenziali — , toccato in sorte al Leocorno, monterà l’ambìto Gingillo. Mentre Scompiglio, l’altro corteggiatissimo fantino di questa Carriera, indosserà il giubbetto dell’Onda sull’ottimo Giove Deus.
In Camollia, l’arrivo di Elfo di Montalbo ha portato capitan Berrettini a cercare la monta di un giovane ragazzo pieno di aspettative: Francesco «Tremendo» Carìa.
Qualche indecisione nell’Aquila, dove fino a pochi giorni fa si parlava del debutto del ragazzo Federico Ghiani su alcuni cavalli e di un’apertura a fantini di punta su soggetti più competitivi. Poi la voce di Sgaibarre, fatta passare per non vera in modo da non scombussolare troppo le cose e, però, ieri la conferma: Antonio Villella sarà sul buon Gammede, nell’Aquila. Un’occasione ghiotta per il fantino che ha voglia di rivalsa. Ma la prima prova è stata corsa da Ghiani.
Resta la Selva, che riporta in Vallepiatta la bellissima Fedora Saura e che, a dispetto delle dichiarazioni dei giorni scorsi di capitan Barabino, per le quali c’era la certezza del giubbetto per Smarrancio su ogni cavallo, ecco che dopo pochi minuti rispetto alle altre accoppiate, arriva la conferma di ciò che avevamo annunciato ieri: sarà Silvano Mulas detto Voglia ad avere l’occasione su uno dei cavalli più desiderati. L’ultima accoppiata che si è formata, intorno alle 15.30, quella della Torre. Nonostante il cavallo in sorte — Leo Lui — sia decisamente competitivo, si è dovuto attendere un bel po’ prima di avere la conferma che capitan Fatucchi è pronto a dare un soprannome al giovane Antonio Siri. Un debutto, il suo, annunciato. Ma che ha smentito le nostre ipotesi: non ci saremmo aspettati Antonio Siri nella Torre.
 
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    SCINTILLE COINVOLTI ANCHE ALCUNI MONTONAIOLI
Volano le mani fra Leocorno e Civetta Colpito un dirigente, ragazza in ospedale
SONO VOLATE LE MANI fra Leocorno — mentre i contradaioli rientravano, finita la prova — e Civetta, che era sul palco. Sembra che durante i tre giri Gingillo sia stato messo nel mirino dai ragazzi del Castellare, innescando forse a fine prova la reazione. Tutto è comunque ancora da chiarire. Certo è che sono rimasti coinvolti anche alcuni contradaioli del Valdimontone che erano nel palco adiacente. Sono stati colpiti, hanno cercato di far capire il qui pro quo. E’ intervenuta la dirigenza dei Servi che ha parlato subito con la Civetta, successivamente con il Leocorno. Nel frattempo l’uscita da Piazza si paralizzava, la Selva restava bloccata e così anche altre Contrade. Il vicario generale di Pantaneto Giovanni Alfonsi, intervenuto per dividere e colpito alla testa, si faceva medicare al 118 della Cappella dirigendosi poi in ospedale. Dove è stata portata una ragazza della Civetta, in ambulanza: anche lei, che era in piazza con le amiche, sarebbe rimasta coinvolta accidentalmente. Il sindaco ha convocato le Contrade in Comune stamani, dopo la prova. Alcuni contradaioli di Selva e Oca si sono poi fogati in Diacceto. Tutto ok.

     L’USCITA DI SCENA AD AGOSTO VIENE RIPORTATO, QUESTO IL PROGRAMMA
«Se Già del Menhir fosse zoppo dovrei smettere di fare l’allenatore»
GIA’ DEL MENHIR è tornato nel box. Anche questo Palio, dopo l’uscita di scena per l’Assunta 2009. Ad escluderlo sono stati i veterinari, dopo la Tratta.
Massimino se l’aspettava?
«Il cavallo è in scuderia, non ho voluto farlo trottare con quel caldo. Ma appena terminata la telefonata con te vado lì e lo spulcio.Voglio vederci chiaro, soprattutto montandolo domani per capire cosa c’è che non va».
E se si trattasse di una lieve, e magari temporanea, zoppia?
«Se era zoppo significa che devo smettere di fare l’allenatore perché non ci capisco più niente di cavalli. Non mi servono gli occhiali per controllarlo, ce l’ho sotto il sedere e so capire quando qualcosa non va».
Però in batteria ha un pochino scivolato?
«Diciamo che in un passaggio gli è franato un pochino il terreno sotto i piedi, nell’eventualità poi che lo prendessero gli avevo lasciato la vecchia ferratura. Ciò non significa che io abbia il minimo sospetto che possa avergli creato alcun tipo di problema. Non l’ho sentito assolutamente zoppo. Anzi. Pensavo che ne avrebbe potuti far azzoppare parecchi a stargli dietro».
Adesso sei preoccupato?
«Non credo che il pool veterinario sia carente di professionalità e scatti la diagnosi di una zoppia inesistente. Sicuramente c’è qualcosa che non sono in grado di valutare».
E’ la seconda volta che torna nel box: cosa accade adesso?
«Questa volta non abbiamo la certezza che i capitani l’avrebbero mandato a casa. Dal mio punto di vista sarebbe stata migliore quest’ultima soluzione perché altrimenti ci saranno i soliti che diranno ’ ma guarda il Coghe che ha portato un cavallo non in condizione’. Valutando la situazione nel complesso, tuttavia, è forse meglio che sia uscito per i veterinari in quanto Già per le dirigenze resta sempre il gioco».
Significa che ad agosto ci sarà.
«Il programma era questo fin dall’inizio. Si va avanti così a meno che emergano problemi tali da sconsigliarlo».
Divago: l’esordio di Siri.
«Sono contento per lui, anche se sembra una frase scontata. Non ho dubbi che possa fare molto bene».
La.Valde.

     CURIOSITA’
In tre al ballottaggio Dopo la tratta 6 out
SONO STATI SETTE
i cavalli che, dopo le batterie della Tratta, non sono andati alla scelta dei capitani. Il tam tam dopo assegnazione parla di Mississipi, Garcon, Elysyrio, Misteriosu, Già del menhir e Moedi.
Quanto alle fasi della scelta dei 10, Istriceddu e Fedora dentro all’unanimità così come Giostreddu, mentre l’ultimo posto per entrare nel lotto è stato conteso fra Elimia, Guadalupe e Lo specialista. A spuntarla è stato Elimia.

Ghiani strappa il giubbetto a Girolamo Paura per Grido al Casato: controlli al Ceppo
E’ L’UNICO BRIVIDO delle batterie, quella botta al Casato. Che conferma la generosità di questo ragazzo senese che è diventato un fantino, Girolamo. Si gioca tutto in questo Palio nel Drago. «Non voglio essere come tanti che hanno il giubbetto sicuro e allora non corrono. Il mio lavoro è questo, con oneri e onori. E rischi», racconta appena terminate le batterie della Tratta dove, dopo tanto tempo, non c’è stato bisogno di fare quella di recupero. «Sto bene dopo la scivolata al Casato, nessun problema. Volevo fare una bella batteria, invece qualche volta serve tirare il freno. Non era serata (scherza, ndr) stamattina. Ho stretto troppo e sono andato a sbattere con Grido di Gallura (portato al Ceppo per accertamenti, ndr) al Casato. Ho strusciato il piede ma è tutto a posto». Poi la Paliata con Federico Ghiani (nella foto, la prima prova) che riceve i complimenti del capitano dell’Aquila Renato Romei e legge la sua birbata come palio vecchia maniera. Succede nella quarta batteria, Girolamo su Ilon e Ghiani su Missisippi. «Siamo andati via insieme, nessuno voleva mollare ma andare avanti, così l’ho preso per il giubbetto», dice il fantino giovane dell’Aquila. «Ora bisognerà ripagarglierlo al Comune», scherza Romei. «Bisogna dire all’amministrazione di farli più resistenti», chiosa Girolamo che legge così la paliata: «Nessuno ha staccato, s’è girato tutti e due».

     IL MOSSIERE
«Un metodo uniforme Evitiamo che i cavalli restino a lungo dentro»
UNA PASSEGGIATA in centro lunedì, accompagnato da Enzo Giorgi, giusto per respirare aria di Siena. Aria di Palio. Poi il ritorno sul verrocchio per Bartolo Ambrosione.
Quante emozioni?
«Mi sembra passato un giorno, anche per l’accoglienza degli amici e del Comune. Sentimenti che vengono accantonati perché è importante concentrarsi, cercando di sbagliare il meno possibile. In quattro-cinque giorni può succedere qualcosa che non va bene, l’importante è non perdersi d’animo e, soprattutto, tentare di non perdere, ammesso che ci sia, la fiducia dei capitani e dei fantini».
Prove iniziate bene…
«Quando anche i fantini fanno di tutto perché la cosa venga bene…».
Come ha visto i cavalli?
«Sono andato nell’Entrone, sono in una condizione buonissima. Ben preparati, in condizione, sereni. Poi magari fra i canapi qualcuno ha un carattere più difficoltoso, però nel lotto c’è qualità ottima».
Ha incontrato prima della prova dirigenti e fantini.
«Giochiamo a carte scoperte, poi magari durante questi giorni si può rivedere la filosofia. Dobbiamo cercare tutti di fare il nostro meglio per evitare infortuni, ci sono priorità importanti da rispettare. Poi è importante anche evitare che alcuni cavalli stiano a lungo dentro i canapi e altri fuori, meglio un flusso continuo».
Il giorno del Palio è diverso.
«Se la rincorsa non entra, potrebbe essere un problema. Mi auguro che voglia ascoltare anche sollecitazioni del mossiere. Come si può invitare un fantino che non trova posto ad andare a cercarselo, così mi piace pensare che la rincorsa possa ascoltare il mossiere quando la invita ad entrare».
Pronto ad essere duro, se serve.
«Sono dell’idea che la riuscita della corsa e della festa, della manifestazione, è l’obiettivo primario. Se qualcuno la mette a repentaglio correrà il suo rischio».

L’allievo di Coghe corona il sogno Lavoro duro: così ce l’ha fatta
Siri lo scorso anno fantino giovane dell’Onda, ora è nella rivale
di LAURA VALDESI
«E’ DURA DEBUTTARE, lo so che è dura. Ma io sono un testardo… Quanto mi metto in testa una cosa». Antonio Siri lo ripeteva nelle interviste, lo ribadiva nelle chiacchierate a bordo pista durante le corse. Ti guardava dritto negli occhi come a volerti convincere della sua determinazione. «Difetti? Ne ha uno come tutti Antonio — risponde sempre il fratello Enzo, agronomo, che dal 2008 si è trasferito alla scuderia Berni per dargli una mano —, in lui vedo il puro carattere sardo». Testardo, dunque, tanto da riuscire a farcela a coronare il sogno. Indossando per di più un giubbetto pesante, quello della Torre, proprio lui che fino all’anno prima era stato fantino giovane della rivale di Salicotto, l’Onda. Ma non aveva debuttato e, sebbene non l’abbia mai detto a chiare note, gli era di sicuro dispiaciuto rimanere alla finestra e lasciare il giubbetto a Silvano Mulas, sia a luglio che ad agosto. Forse, però, questo stop gli ha insegnato a maturare perché ha un carattere fumino. Ricordate le nerbate a Monteroni? «Se mi cercano poi mi trovano», ripeteva. Quest’anno è cambiato, niente sfuriate. Grinta e impegno, mettendo a frutto quel fuoco dentro che sentiva per il Palio. Ha puntato dritto all’obiettivo. Ha vinto diversi paliotti, grazie anche a La Comica, nel 2009 nelle corse si è fatto vedere. Senza fare proclami o smargiassate. Ma è stato forse il bel palio corso a Fucecchio e subito dopo quello conquistato a Legnano, meritatamente, a segnare la svolta. A dargli quella «luce» e credibilità in più che servivano per centrare l’obiettivo della Piazza. E’ arrivato ieri nella Torre in punta di piedi, il fantino che assomiglia al guerriero del Palio, mettendo tutti sotto a lavorare «perché bisogna fare bene». Segno zodiacale Sagittario, neppure 24 anni: poche parole, molti fatti. Alla fine paga. Senza dimenticare che ha avuto un talent scout del calibro di Massimino che l’ha accolto in casa come un figlio. Che l’ha sgridato e aiutato, vedendo in lui qualità che sta a Siri dimostrare. Per far felice la fidanzata Daniela, che l’ha raggiunto a Siena, per far saltare l’adorato nipotino a Burgos e far sfoderare un sorriso a 32 denti al suo infaticabile sostenitore Simone Berni. Il gigante buono e il fantino peperino, che ora è cresciuto. Per farsi coccolare dal carlino che si chiama Lapo e segue Siri ad ogni passo. «Per la tecnica apprezzo Dè — ci disse nel 2008 — mentre fra i fantini del passato vorrei vincere i Palii come Aceto, avere la tenacia e l’intelligenza di Massimino e lo stile di Cianchino».

DALLA CURIA «L’iconografia è rispettata E la Madonna ricorda la Vergine di Provenzano»
«PROVOCAZIONE o strumentalizzazione della festa», così dalla Diocesi senese viene apostrofata la lettera indirizzata a monsignor Buoncristiani (nella foto). L’arcivescovo aveva da parte sua già dato un’opinione in merito al drappellone in occasione della presentazione: «Non spetta alla chiesa senese entrare nella sfera privata dell’artefice del palio — aveva detto monsignor Buoncristiani —, nella sua vita religiosa come nella sua condotta morale. Come già in passato questa intromissione non è mai stata presa in considerazione: non tutti gli artisti avevano una vita in sintonia con l’opera realizzata. A noi interessa solo che sia rispettata l’iconografia tradizionale, cristiana: tra l’altro questo drappellone ha una Madonna che rispecchia perfettamente l’immagine della Vergine di Provenzano, che è una Madonna dolorante».

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    IL DIBATTITO LE STORIE DI SAN GIORGIO E SAN SILVESTRO PORTANO AD ESCLUDERE UN LEGAME CON LA CONTRADA DI CAMPOREGIO
Drago o demone? Quello di Hassoun striscia come il serpente
di MASSIMO BILIORSI
DRAGO o demone nel drappellone di Hassoun? Un interrogativo facile da sciogliere: l’animale mitologico veniva infatti già descritto, alla metà del duecento, nel bestiario di Westminister come lo ritroviamo oggi nelle insegne della contrada. Il drago ha il significato di potenza e vigilanza, è più che plausibile che Camporegio, dove si attestarono i cavalieri imperiali, abbia preso il simbolo, prima delle famiglie che nel rione ‘prestarono’ il simbolo alle bandiere.
L’equivoco può nascere dal serpente tentatore della Bibbia, quello della Genesi, il Dragone Rosso dell’Apocalisse che minacciava la Vergine che stava per partorire.
LE ALI del pipistrello al drago gli giungono infatti in età gotica dalla Cina: già allora drago e demonio condividono ali, coda frecciata e artigli. Anche il colore è solitamente per entrambi il verde. E’ facile quindi scambiare due simboli assai diversi fra di loro. Proprio associato a San Giorgio e all’arcangelo Michele è simbolo di forza e di vittoria, proprio al contrario del demone-serpente che è costretto a strisciare, come nell’opera di Hassoun.
In molte pagine della mitologia non c’è ‘solo’ l’uccisione del drago, ma soprattutto una vera e propria familiarità fra la bestia e il santo. Basta leggere le storie di San Giorgio e di San Silvestro.
E QUESTO è un drago assai lontano dal demone, un animale che amabilmente racconta buone storie, la sintesi dei quattro elementi della natura, il simbolo perfetto della natura.
Ci viene da pensare, conoscendo l’acume e l’ironia dei protagonisti, che la polemica abbia quasi un significato ‘esorcizzante’ della sorte, da chi è legato ad un simbolo nobile, ancestrale, potente e allo stesso tempo saggio, custode dei segreti di luoghi inaccessibili, proprio come il cuore degli uomini.

«Quella non è la Madre di Cristo Arcivescovo non benedica il Cencio»
Lettera aperta di due senesi cattolici a monsignor Buoncristiani
UN FULMINE a ciel sereno a metà pomeriggio del giorno di inizio della Carriera di Provenzano: «Quel drappellone non deve entrare nella chiesa di Santa Maria in Provenzano», scrivono due senesi, Alessandra Pepi e Giampaolo Bianchi, sollevando un caso religioso. La lettera aperta è indirizzata infatti all’arcivescovo monsignor Antonio Buoncristiani e contesta la cristianità del Palio appunto, realizzato da un musulmano e con un contenuto, secondo i due, ‘non rispettoso’.
«Che strane coincidenze ci vengono incontro alcune volte — inizia così la lettera all’arcivescovo —. 750 anni fa, alla vigilia della battaglia di Montaperti, le autorità civili di Siena decidevano di mettere ufficialmente la città e i suoi abitanti sotto il manto protettivo di Maria, la Madre di Cristo. Per la prima volta nella nostra storia cittadina le autorità civili riconoscevano ufficialmente la sovranità della Madonna e a Lei affidavano le sorti e il futuro di ciascuno di loro. Certo nel Medioevo era talmente radicato nell’uomo il senso del divino, la trascendenza, la consapevolezza della propria finitezza e piccolezza, che era normale per ogni uomo occidentale affidarsi a Dio o chiedere la protezione di Maria; ma la straordinarietà fu proprio nel fatto che a ‘piegarsi’ alla Donna più umile della Terra fossero le autorità civili. Anche il palio di luglio, dedicato alla Madonna di Provenzano — e qui ci avviciniamo al dunque —, ricorda un altro momento di forte presenza e protezione di Maria nei confronti dei senesi, che a Lei avevano scelto di affidare le sorti proprie e della loro città. Unione fra uomo e Dio che si è ripercossa sul Palio, tanto che molti aspetti della festa ancora oggi si svolgono secondo un rituale il cui senso rimanda ad un profondo legame con Dio e con il cattolicesimo. Sono moltissimi i momenti fortemente ‘liturgici’ in cui si legge chiaramente questo legame fra il Palio e la fede cattolica (la processione dei Ceri e dei Censi, la festa dei tabernacoli, la benedizione del cavallo, le feste patronali). Chiunque legga con occhio sereno la storia di Siena non può prescindere da questo elemento fondante che caratterizzava l’uomo: la fede e la trascendenza».
Questo il quadro storico e religoioso in cui si inserisce la polemica, con tanto di richiesta, che qui di seguito pubblichiamo: «Strane coincidenze dicevamo. Sì perché dopo 750 anni — si legge ancora —, il simbolo popolare per eccellenza del Palio, nella ricorrenza di quel gesto di sottomissione, di fede, di speranza cristiana, è affidato ad un musulmano che ha raffigurato nel drappellone Maria (venerata anche dai musulmani) insieme a un guerriero saraceno con tanto di turbante-kefiha che ha appena ucciso Satana o un suo seguace: l’infedele, direbbe un musulmano credente e praticante. Ed ecco che oggi il popolo di Siena, tramite i suoi attuali rappresentanti politici, presenta alla Vergine un ‘cencio’ dove, a corona di Maria, le scritte arabe della ‘sura’ coranica che la riguardano, la celebrano come madre di un profeta, non certo come Theotòkos, Madre di Cristo, vero Dio e vero Uomo! Ma noi ci crediamo o no, che Maria sia la Madre di Dio? O è diventato un modo di dire, del quale non siamo più molto convinti, e che infatti non difendiamo più? Come cristiani, molto prima ancora che come senesi e contradaioli, questo palio ci offende e ci pare una vera bestemmia. Non dal punto di vista artistico, né storico, ma dal punto di vista teologico, quello sì. Eccellenza — ecco dunque la richiesta —, Lei ha il compito di guidare questo popolo che il Signore le ha affidato. Con parole semplici la supplichiamo di non permettere che questo dipinto entri nella Casa del Signore. Lei solo ha l’autorità e la responsabilità della Chiesa di Santa Maria in Provenzano. La preghiamo: non benedica un’immagine che non è cristiana, una Madonna solo madre di un profeta!».

La città si veste a festa, è di nuovo Palio In Piazza sobrietà per la prima prova
I momenti iniziali si lasciano apprezzare per gli aspetti autentici
C’E’ UN TONO sobrio nella Festa, che a dire il vero ci piace. Siamo abituati ormai a vedere la sera della prima prova quanto di più disparato da parte soprattutto dei giovani contradaioli che dai palchi ostentano con divertimento — è un diritto — il «gadget» della situazione, spesso in riferimento al cavallo avuto in sorte o al fantino. Ieri sera non c’era niente di tutto questo e, lasciatecelo dire, è stata una bella sensazione.
Ieri è stato il tripudio di colori quando, all’uscita dei cavalli dall’Entrone, i piccoli contradaioli hanno salutato coi fazzoletti le rispettive accoppiate. Lo fanno sempre, è vero, ma erano solo loro a spiccare per la vivacità del momento. Poi le voci forti che si sovrappongono nel rocchio che parte diverso da ogni palco, da una parte all’altra della Piazza.
C’è da dire che nonostante tutto, non ci si abitua mai all’emozione del Palio, anche quando non si vive da protagonisti o non si teme l’avversaria.
Nonostante tutto, c’è sempre il motivo per cui a dispetto del resto dell’anno e della quotidianità, si è fieri di essere nati in questa città e di poterla vivere con tanta intensità.
Siena è tornata a vestirsi a festa, ha indossato l’abito «bono» per accogliere quella che sarà una nuova pagina di storia del nostro microcosmo. Tutto si ripete, sempre uguale e sempre nuovo, sciogliendosi dallo squillo delle chiarine d’argento fino a toccare la seta delle bandiere, correndo sul tufo ocra, amplificandosi dalle mazze in ebano sulla pelle dei tamburi.
E’ questa l’immagine che resta in mente a quanti hanno la fortuna di vedere il Palio una sola volta o di viverlo sempre, sono quei tratti che molto meglio di noi, nella storia, hanno raccontato grandi poeti e letterati, grandi senesi, personaggi che sono riusciti a trasmetterci passione e amore per tutte queste nostre radici e che sempre ci hanno voluto dire che vanno difese. E’ un nostro diritto ma prima di tutto un nostro dovere far proseguire il cammino a una tradizione che abbiamo trovato, abbiamo fatto nostra, viviamo, lasceremo. Non resta che goderci lo spettacolo.

     SOVRANO ORDINE DI MALTA
Il principe Carrega Bertolini in Camollia L’Istrice spera che porti fortuna un’altra volta
A DARE lustro al cerimoniale di questo Palio ci sarà anche un capo di Stato. Dopo 31anni di assenza, infatti, il 2 luglio, verrà, in visita privata, Sua Altezza Matthew Festing, Principe e Gran Maestro del Sovrano Militare Ordine di Malta, accompagnato da Sua Eccellenza Frà John Chretien.
ALLE 10,30 sarà ricevuto da Mauro Civai, onorando priore della Sovrana Contrada dell’Istrice e dal Seggio nella sede di via Camollia e verrà ricordato il riconoscimento di ‘Sovrana’, privilegio concesso ‘motu proprio’ all’Istrice il 30 aprile 1980 da Fra Angelo De Mojana di Cologna, 77mo Gran Maestro e anche l’ultimo che ha visitato la Contrada.
A testimoniare l’amicizia secolare tra le due istituzioni verrà ricordata anche l’emissione, da parte dell’Ordine, di un francobollo commemorativo che suggellò la Vittoria del 2 luglio 2000 con ‘Trecciolino’ e Gangelies, capitano Fausto Pistolesi, priore Mario Bellini.
ALLE 11,30 visiterà insieme ai Membri dell’Ordine, la Chiesa di San Pietro alla Magione, da più di 7 secoli appartenente all’Ordine, accolto da monsignor Floriano Vassalluzzo, Cappellano magistrale dell’Ordine.
Quindi verrà ricordata la recentissima testimonianza dei Cavalieri e volontari al terremoto dell’Aquila e di Haiti che ha visto in prima fila uomini e mezzi del Sovrano Ordine.
Alle 17 sarà al Circolo degli Uniti ricevuto dal Presidente Conte Fabio De’ Vecchi per assistere al Palio.
MENTRE la sera precedente, quella del 1 luglio, sarà presente alla cena propiziatoria accanto all’onorando Priore il Principe Raffaele Carrega Bertolini di Lucedio, Delegato dell’Ordine per Firenze, Siena, Arezzo. La sua presenza in occasione della cena del 1 luglio 2008 propiziò (ci ha detto l’Onorando Priore) l’indomani, la Vittoria di Trecciolino e Già del Mehir, priore Mauro Civai capitano Andrea Franchi.
Antonella Leoncini.

     METEO
Sole e caldo Lo assicura l’areonautica
BEL TEMPO fino al 3 luglio. Lo assicura l’aeronautica militare che a Grosseto vanta un osservatorio ad alto livello.
Le previsioni secondo gli esperti parlano di sole e caldo fin dopo la carriera della Madonna di Provenzano. Gli stessi, comunque, tengono a precisare che con gli strumenti di oggi possono essere date certezze sul tempo solo nell’arco delle 48 ore.
Fatto sta che al momento non sono previste perturbazioni in arrivo su Siena. E questo fa tirare un sospiro di sollievo perché nei giorni scorsi alcuni siti meteo mettevano pioggia sulla nostra città proprio il primo e il 2 luglio.

Il 2010 paliesco

Ecco le tre contrade che insieme a
Giraffa, Torre, Leocorno, Nicchio, Bruco, Selva e Aquila
saranno protagoniste del Palio di Provenzano:

Onda – Istrice – Drago

Verso Provenzano: all'Onda la prima prova

  • Tartuca – Mario Canu detto Clemente su Caro Amico
  • Bruco – Alessio Pollioni su Choci
  • Nicchio – Andrea Mari detto Brio su Dostoevskij
  • Chiocciola – Luca Minisini detto De’ su Brento
  • LupaGianluca Fais su Estremo Oriente
  • Onda – Walter Pusceddu detto Bighino su Giaguaro (vince)
  • Civetta – Francesco Congiu detto Tremoto su Delizia De Ozieri
  • Drago – Antonio Villella detto Sgaibarre su Gezabele
  • Valdimontone – Salvatore Blanco su Elimia
  • Oca – Andrea Chelli detto Mistero su Fedora Saura (di rincorsa)

Ci sono state delle cadute subito dopo le uscite dai canapi (Lupa, Chiocciola e Civetta): nonostante alcuni barbareschi e contradaioli abbiano fermato i cavalli scossi la prova non è stata annullata ed è stata vinta dalla Contrada dell’Onda.


*L’articolo su Wikinews

Siena's Sacred-Profane Palio Festival

La terra in Piazza symbolizes competition and celebration, di David Kootnikoff, su OhMyNews.


Web: su Betfair.com si scommette sul Palio di Siena

<<Roma, 4 ago. (Ign) – Torna sotto i riflettori internazionali il Palio di Siena e per il terzo anno consecutivo su Betfair, il sito inglese leader nelle scommesse on line, è stato aperto un mercato dedicato all’atteso appuntamento del 16 agosto. Al momento, gli intenditori puntano sui protagonisti del Palio di Provenzano: l’Aquila (a quota 3) determinata a prendersi la rivincita dopo aver visto la vittoria di luglio sfumare all’ultimo momento e finire nelle mani dalla rivale Pantera, ancora pericolosa a quota 7.4. Seguono tutte le altre a quota 9.>>